28 novembre 2011

Offuscate ovvietà



Stamattina avevo voglia di ballare mentre guidavo, quindi ho zig-zagato un po' come zigo zago che faceva il mago e che cantavo sempre quando facevo le bolle più grandi di tutti con quei cicles che erano succosissimi per circa tre minuti e poi diventavano così duri che ci potevi legare qualcuno e buttarlo giù da un ponte per fare quello che poi hanno chiamato bungee jumping. Ci si divertiva con più immaginazione, questo è certo.
Adesso si divertono solo quelli che ci hanno immaginato quello che ci hanno creato. Il ci è eufemico, ironico, appressativo di quella tendenza platonica che lega ancora gli animi innamorati di quegli orizzonti più vicini, dove i prati gelati si distendono ad abbracciare il mondo, che è stato, che sarà in quello che oggi è.
Forse è meglio il mi.

Scalza

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